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Come colpire l’invadenza di mia madre


di geppettino2003
25.04.2018    |    49.969    |    3 7.8
"Chiudo gli occhi ed e come se sentissi il suo implorarmi: “Sborra, piccolo porco, sborra, sborra più che puoi..."

Come posso reagire al comportamento di mia mamma!
Quante di loro mascherano, una falsa preoccupazione, la curiosità di scoprire cose che noi non vogliamo condividere con lei.
Quante sono capaci di azzeccare i nostri momenti topici con la loro amorevole, quanto fastidiosa, presenza.
Quante delle vostre mamma si comportano come la mia!

Quello che prima era un dubbio ora è certezza. Lei è un bel po’ che fruga tra le mie cose, scrivania, cassetti, armadio.
Mi è bastato poco per prenderne coscienza di chi fosse.

Posso capire l’apprensione, la preoccupazione, il bisogno di sapere, ma non posso ammettere che la sua curiosità violi la mia privacy. Non ho nulla, ne segreti, da nascondere, niente che possa giustificare questo suo assillante fare.

Il mio rapporto con lei è aperto sincero, più che una mamma è una amica, sempre disponibile ad ascoltare per cui mi è difficile comprendere perché da qualche mese, in mia assenza, cerca tra le mie cose. Cosa pensa di trovare nel mio portatile sempre acceso.

Eppure le confido i miei problemi, quelli di un ragazzo che cresce, le mie aspirazioni, le mie difficoltà adolescenziali. I primi approcci con le ragazze.
Ammetto non tutto, un po’ per discrezione un po’ per vergogna celo, diciamo, quelli più personali ed intimi.
I suoi affettuosi consigli sempre pertinenti, azzeccati utili. Poi il suo chiedermi, informarsi e, soprattutto, tentare, di scoprire.

È strano il suo approfittare del mio stare a casa la domenica. Amo stare sdraiato sul divano per la mia full immersion di sport, ultimamente interrotte da lunghe chiacchierate. Già al mattino è lungo il sostare in camera mia per accompagnare il mio lungo, lento, risveglio. Mi è piacevole ascoltare la sua voce, il suo respiro, le sue mani arruffarmi i lunghi capelli. Amo le sue coccole, la sua presenza. Ma niente di più! Le voglio un bene dell’anima, ma non sopporto questo suo modo di fare.
È, ormai abitudine, ogni sua scusa per entrare nella mia stanza. Certo bussa ma il suo è un tutt’uno. Nemmeno il tempo di risponderle, ed è lì davanti a me, innocente il suo guardarmi, pochi secondi per sincerarsi di chissà cosa, avvicinarsi per un, innocente, bacio in fronte ed andare via.
Come se una forza, a lei superiore, le imponesse di doverlo fare. È l’amore di mamma, un impulso che neanche lei riesce a governare se, ultimamente, nel suo invadente fare, me la sono ritrovata china davanti a me con il grosso seno che sembra voglia debordare dai suoi colorati scamiciati domestici, indossati senza reggiseno, oppure entrare in camera mia con il corpo avvolto dal colorato corto telo appena uscita dalla doccia senza badare alle sue, provocanti, nudità.

Eppure è stata piuttosto stizzita la sua reazione al mio garbato invito per un maggiore rispetto dei miei spazi, delle mie cose, dei miei momenti. - Non c’è nulla di male - è stata la sua ferma risposta, aggiungendo - Hai forse qualcosa da nascondere? Di cosa ti preoccupi! -

In questa situazione comincio ad avere qualche problema. Quei problemi che un ragazzo di sedici anni inevitabilmente comincia ad avere.
E lei non intende mollare, ed io non so cosa fare per farglielo capire. So di non avere nessuna opportunità di difesa, o di inventarmi una scusa, qualora mi beccasse.

Nulla può giustificare quella sua forma di persistente invadenza, specialmente a sera tardi quando vuole essere affettuoso il suo entrare in camera mia per il bacio della buona notte.
Chiaro sento il suo respiro nel mio dormiveglia, con trepidazione seguo la sua trasparente figura, in controluce, fare quei pochi passi per avvicinarsi.
Repentino è il mio stringere tra le gambe un duro cazzo che da mesi strapazzo, dedicando intime carezze alla mia professoressa di chimica. Pochi secondi per percepire, dal mio respiro, lo stato di intensa mia eccitazione. Pochi attimi per, probabilmente, convincersi che è bene lasciarmi solo.

Confesso che sono mesi che dedico i miei erotici pensieri a quel gran tocco di fica della mia docente. Mi attizza il suo gran bel culo, splendido nel suo armonioso, plastico, ancheggiare alla lavagna. Sono, fermamente, convinto che le piaccia esaltarlo in strette gonne o pantaloni aderenti. Il procace seno sempre impreziosito di particolare lingerie dai colori intensi e forti che, nel disegnarne la forma, ne esaltano i contorni dalle chiare camicette che ama indossare.
Mi attizzano quelle sue eccitanti labbra, valorizzate dal perfetto contorno di rossetti dal forte contrasto.
Intrigante lo stridere della seta nel suo modo di accavallare continuamente le gambe sotto la cattedra.

Dal primo banco, rischiando un sicuro lungo periodo di sospensione, riprendo ogni momento della sua, per me, erotica lezione.
Più volte, vittima di sporchi pensieri, ho interrotto il mio attento seguire la lezione, per chiudermi nel bagno di scuola e dare libero sfogo alla mia erotica fantasia.

In queste condizioni solo la notte riesco a dare sfogo alle esigenza di un corpo che cresce, ad una fantasia che galoppa. Rivedo le immagini rubate che, al buio, si trasformano in quelle erotiche fantasie che mi danno un intrigante piacere. Poi al mattino dover stare attento ad eliminare ogni traccia della mia solitaria soddisfazione.
Non saprei immaginare quale reazione avrebbe mamma, cosa direbbe e, principalmente, cosa (mi) farebbe!
China seguo il passare delle sue mani sul lenzuolo, stenderlo sul materasso, come se languide carezze cercassero qualcosa, incrociare il suo sguardo enigmatico, quasi sornione e poi sorridermi maliziosa, come avesse la certezza del mio onirico amplesso notturno. Mentre io tringo tra le mani il kleneex ancora umido del mio piacere.

Credo di aver sbagliato a lodare quel tocco di donna confessando a mia madre della mia infatuazione adolescenziale per la sua meravigliosa, intrigante, figura.
Carpendo il compiaciuto sorriso di mio padre e, subendo la sua nervosa reazione.

Gli effetti dell’ultimo colloquio trimestrale con i docenti sicuramente qualche convinzione se l’è fatta se è stato perentorio, e fermo, il suo rabbioso invitarmi a portare il dovuto rispetto al suo ruolo di docente ed educatrice e, a stare attento specialmente a scuola.
Non sarebbe facile per lei dover giustificare qualche mia improvvida azione.
Forse questa è stata la ragione del mio spostamento all’ultimo banco.
Gli effetti niente più riprese!

Certo non posso credere che non sappia bene quali siano le intime esigenze di un ragazzo che cresce, ed è proprio questo che da brava mamma, amica e, in qualche modo, complice dovrebbe indurla a lasciarmi il mio tempo, i miei spazi.
Mi sono convinto che la sua vuole essere una strategia per carpire di più del mio privato, scoprire ciò che non le dico.
Ma non tutto può confessarsi ad una madre.
Come posso dirle del mio desiderio di un po’ di tranquillità per soddisfare una voglia di sega. Quella voglia che inarrestabile ti drizza il cazzo, te lo fa diventare duro, che stretto nei jeans ti tira da morire. Dove hai solo una cosa da fare per soddisfare un bisogno.
Quei momenti ultimamente interrotti dal suo essere costantemente presente!
Come se quel suo ruolo di mamma le imponesse il dovermi sorprendere eccitato con il cazzo duro stretto in una mano.

Ed oggi quella mia voglia è intensa. Ho proprio bisogno di una gran bella sborrata.
Tutta la mattina in laboratorio fantasticando sullo splendido corpo della mia prof. Un frivolo spacchetto, non audace, ne azzardato, del cortissimo camice è bastato ad incentivare i miei occhi a stimolare per indagare sull’ignota sorpresa nel risalire le splendide cosce. Immaginarla prona sulla scrivania disponibile ad offrirmi il magnifico culo per godere del mio durissimo cazzo pronto a farla gridare di gioia.
Per questo, sbadato, ho combinato un casino. Rovesciando l’alambicco con il quale stavo tentando una semplice reazione chimica, lei un po’ preoccupata mi ha spedito a casa per una veloce doccia.

Di corsa a casa e, approfittando dell’assenza di mamma, mi approprio del suo bagno, per ricucirmi un intimo, trasgressivo, momento nella sua grande doccia sauna, da dedicare tutto alla mia eccitante troia.

L’acqua subito mi accoglie nel suo potente caldo e diffuso abbraccio. Un bagnoschiuma, alla delicata essenza di olio di argan e muschio bianco facilita la mia immaginazione. La mano scivola sul mio corpo, risale sul petto, lenta arriva sul bacino, quasi titubante accarezza l’intimo, lo stringe forte, piano la lascio scorrere, seguo il suo gonfiarsi, ergersi, diventare duro, potente e pulsare frenetico tra le dita.
Tempero l’acqua, riduco la sua pressione dei soffioni, ad occhi chiusi, come se mi sentissi coccolato, mi lascio andare ad un intrigante piacere.

Cazzo mamma è qui!

Il suo improvviso entrare, scusarsi per un attimo, con una banalissima scusa. Ho giusto il tempo di riprendere il controllo, darle la schiena per mascherare il mio stato, ed aspettare il suo uscire.
Secondi di un suo lungo sostare, come se avesse capito il mio intendimento, se ne volesse accertare e, nel beccarmi, avviare una chissà quale lunga paternale.

“Ti prego mamma esci!”

Netto e deciso il mio invito ad indurla ad uscire. Forte è il mio disagio a farmi vedere nudo e, particolarmente, eccitato. Un misto di rabbia e preoccupazione mi assale. Si fosse accorta del mio stato.
Ma sarà un problema del dopo, ora è troppo forte la mia voglia di godere. Non controllo il mio bisogno di masturbarmi, lasciare alla mia fantasia il piacere di di un onirico amplesso con la mia bella professoressa.

È come se la vedessi qui china davanti a me, aperto il camice ammiro il florido seno impreziosito dalla finissima lingerie in pizzo verde smeraldo, i lunghi capelli raccolti, le tornite cosce fasciate dalla intrigante seta nera, mentre sono pronto per sporcarle del mio seme un corpo eccitato. Mi piace da morire immaginare i miei schizzi sul suo viso, in bocca sul seno e poi strofinarle il cazzo in bocca spargere la mia sborra sulle labbra, fargliela leccare, ingoiare e poi scoparla in bocca, lasciando il mio cazzo libero di modellarle le guance.
Nel mio immaginario è una donna sicura artista del pompino.

Basta solo questo e stringo di nuovo un diventato poderoso cazzo, violento tiro quasi a farmi male.
Colpi fermi che spezzano un respiro fattosi profondo ed intenso.

Un attimo e percepisco ancora la sua presenza. Il box in cristallo lascia trasparire la sua sagoma, la patina di vapore prodotta dal gettito dell’acqua calda le consente di intravedere solo i tratti della mia figura e, nel contempo, lascia a me l’opportunità di vederla senza che lei possa accorgersi della circostanza.

Perché è tornata? Mi assale il dubbio che non sia mai materialmente uscita. Adesso è lì, ferma, immobile.
Cosa ha da scoprire in un figlio nudo sotto la doccia che già non sappia o che comunque non immagini.
Cosa fare per farle capire che almeno nel bagno gradirei un maggiore rispetto.
Sento il suo guardarmi. La sua presenza dovrebbe inibirmi, ma la voglia di godere, credetemi, è veramente tanta.
Tanto che, senza accorgermene, sto ancora carezzando un cazzo che, senza vergogna, non intende perdere la sua prorompente forza.
Una eccitazione intensa, irrefrenabile, il cazzo pulsa nervoso invocando il suo forte bisogno di intime carezze e, per nessuna ragione, vuole rinunciare al suo piacere.
È forte il desiderio di godere, forse in un altro momento avrei ripreso il controllo della situazione ma adesso voglio dedicarmi alle mie fantasie ed immaginazioni.
Vorrei mi lasciasse solo, ma non posso certamente chiederlo. Scoprirebbe che so della sua presenza e le darei il la per soddisfare la sua curiosità, magari sarebbe capace di chiedermi cosa sto facendo, ed indurla a continuare a sostare.

Certo confessare a tua madre che vuoi poterti sparare una sega in assoluta tranquillità non è facile.
Allora come fare per obbligarla a lasciarmi solo, cosa fare per farla andare via e poter continuare.

L’unica soluzione è fare lo sfacciato. A mali estremi estremi rimedi!

Con insano coraggio, di profilo ostento un signor cazzo che, volutamente lascio libero di palpitare frenetico, chiaro così è il mio sfrontato invito a farla andare via.

Un rumore secco di qualcosa che cade dimostra la sua sorpresa, vederla sussultare mi conferma il sicuro suo dissenso. Vedere l’amore della sua vita stravolto dalla eccitazione deve averla spaventata e, spero finalmente, farle prendere contezza del mio intimo bisogno, della mia esigenza di restare solo.

Forse sto sbagliando, e mi dispiace, ma è l’unica cosa che riesco a pensare. È ben vero che il rispetto dovutele mi imporrebbe di smettere, ma devo pur fare qualcosa per farle capire dei miei bisogni.
Poi la voglia è alta!

Sorpreso del suo continuare a restare, mi preoccupa ancor di più l’assenza di una sua qualsiasi reazione.
Non posso credere che non sappia del bisogno di un ragazzo sedicenne, di quegli ormoni che impazziti incentivano la sua fantasia.
È possibile che non abbia ben capito la mia esigenza. Non posso crederci ed il suo restare è sicuramente voluto per accertarsene.

Sono in ballo e, allora balliamo!

Titubante lascio la mano libera di stringersi attorno al cazzo, avvolgerlo in un pugno, lento, farla scorrere su tutta la dura asta. Più volte, aumentando l’intensità delle mie carezze. Appena sussurrato è il mio gemere di piacere.

Niente! È ancora lì ferma, credo, scioccata dal mio sfrontato atteggiamento.

Prendo coraggio, basta un po’ d’acqua sul cristallo che restituisca i chiari contorni della immagine di un ragazzo alto, muscoloso, ben dotato e, attualmente, fortemente eccitato.
Irriverente le offro la visione di un cazzo bello duro, è chiaro l’invito ad obbligarla ad uscire e, solo lasciarmi fare.
Ho vergogna per quello che sto facendo ma mi sono sempre convinto che è l’unica modo per farle capire che la sua amorevole presenza deve avere un limite.

Chiudo l’acqua convinto che seguire le mie intime carezze ascoltando gli intensi gemiti che associo, possano, finalmente, indurla a capire, costringerla ad uscire, farmi fare ciò che certamente immagina, e che forse rifiuta, considerandomi ancora il suo piccolo bambino.

Lascio alla mano il piacere della mia eccitazione e, con la coda dell’occhio, seguo il suo rapido indietreggiare e portarsi le mani al viso.
Starà certamente pensando al porco che sono. Ma buon Dio è talmente chiaro che voglio un attimino di tranquillità.

Cosa potrebbe accadere se i nostri sguardi si incrociassero. Il suo certo chiedermi : Perché lo fai?
Sono cose che fanno male!
E la mia certa difficoltà a risponderle. Come confessarle che sono eccitato, che ho voglia di fare una gran bella sborrrata!

Riprendo a sbattere con forza la mano sul bacino. Voglio proprio farle capire che voglio godere!
Continuo imperterrito la mia sfida. Senza più vergogna le rendo chiara quella mia parte di maschio che certamente immagina ma che non conosce.
La mano veloce sbatte sui testicoli. Colpi secchi ripetuti, per poi lasciare il cazzo libero di sferzare l’aria e palpitare nervoso. Pochi secondi e riprendo, stavolta, molto lentamente, le mie eccitanti carezze. Più chiari sono gemiti che rilascio, profondi sono i sospiri, intenso è il mio accentuato respirare.
- Perché non vai via? Perché resti lì? Perché non dici niente? -

Ormai sarà chiaro il mio dovermi giustificare. Ma dopo! Ora sto per raggiungere il punto del non ritorno!
- È che cazzo mamma te lo sei andata proprio a cercare! Allora guarda! Guarda come sono cresciuto, vedi che bel cazzo mi hai fatto. Guardami ora come sto per godere! Vediamo se ora capisci del mio bisogno di stare solo. Se finalmente te ne vai! -

Allargo le gambe, un lungo intenso respiro stringo alla base un cazzo che, frenetico, si oppone alla mia forza. Quasi naturale è il immaginare il corpo della mia bella femmina, qui ai miei piedi, affascinata dalla mia virilità, prona in trepida attesa, guardarmi. La bocca aperta, la lingua impazzita scorrere sulle rosse labbra, le mani avvolgere il seno le dita stringere forti grossi capezzoli.
Chiudo gli occhi ed e come se sentissi il suo implorarmi: “Sborra, piccolo porco, sborra, sborra più che puoi. Fammi godere della tua bella sborrata, calda e corposa. Schizzami tutta, sporcami voglio sentire il calore del tuo seme in bocca.”

Tiro forte, lascio scorrere velocemente la mano sul mio bel pezzo di dura carne. Sento il cazzo farsi ancora più duro. Lo sento pulsare forte nella mia mano, sento la cappella gonfiarsi.

- Mamma è solo colpa tua!
Ti prego lasciami libero di farlo, dai fammi fare una bella sborrata, lasciami solo per liberare tutta la mia calda sborra... -

Perso il pudore le mostro il mio orgoglio di figlio.

- Mamma guarda l’amore tuo. Guarda il porco che so essere. Non hai capito che ho voglia di godere. Cazzo lasciamelo fare, dammi il mio tempo. Non rompermi i coglioni! -

Vorrei gridarle la mia voglia ma mi manca il coraggio.

- Vuoi restare? Allora guardami mentre me lo sego, guarda come sto per sborrare -

Credo proprio che il suo sostare sia a questo punto masochisticamente voluto!

- Si mamma sto per godere, Dio come mi piace. Vuoi proprio vedere una bella sborrata, vuoi vedere come schizzo. Cazzo vuoi proprio vedere come tuo figlio gode! Mamma se vuoi proprio guardare dopo non devi incazzarti. -

Giuro le ho provato tutte per costringerla ad uscire a lasciarmi solo.

- Che cazzo la vedi la mia voglia di godere, dai vai via lasciami solo, fammi godere della mia sborrata, ho voglia di innaffiare con tutta con la mia calda sborra la mia bella troia.
Siiiiii....sto per sborrare! Sto sborrando, mamma, sto sborrando, aahhh, aahhh, siii, siiiiiiiiii sborro!Guardami mamma, guarda come è porco quell’angioletto di tuo figlio, guardalo mentre gode! -

In preda ad una devastante eccitazione vengo!

- Cazzo.... mamma sto sborrando, guarda!! mmmmmmhhh.....aaahhh sborro, godo, ahhh... sssiiiiiiiii!... -

Non fa in tempo a portarsi le mani alla bocca per strozzare un sicuro grido di stupore misto a rabbia che è poderoso il primo schizzo, un attimo per infrangersi nella trasparenza del cristallo, subito seguito da un secondo ancora più corposo, ed un terzo che immediato, e violento, si fonde agli altri.
Seguo le sue braccia incrociarsi all’altezza del seno, istintivo il suo proteggersi.

- Si mamma sto godendo! -

Vorrei urlare il mio immenso piacere. Schizzi potenti, con un insano coraggio libero un gran fiume di sborra calda, densa e cremosa.
Imperterrito continuo, come se il rispetto dovutole fosse sopraffatto della ferma intenzione di farle capire che non tutto può essere con lei condiviso, che ho bisogno di intimità, che quello che sto facendo è una cosa naturale, una esigenza, e lei lo deve capire!
- Guardami mamma, guardami!...-
rendo palese il mio piacere
- Mamma guarda come sborro addosso alla gran puttana della mia professoressa !-

Volutamente indirizzo il mio violento piacere verso quella mia onirica figura, spargo i miei violenti schizzi sul cristallo, unica barriera che mi separa da un immaginario contatto fisico.
Sborro su quell’etereo viso di splendida maiala ai miei piedi, le sporco tutto il corpo, schizzo sulla bellissima bocca sul procace seno.
“Si, bravo sborrami sul viso in bocca e sul seno”
ascolto ancora la voce della mia eterea femmina implorarmi, incitarmi mentre le schizzo addosso il mio piacere.
“Sborra, bravo piccolo maiale sborra, così, così, ancora, sporcami tutta!”

Alzo il viso cerco i suoi occhi per ancora essere più sfrontato. Non so cosa stia pensando, ma immagino il contenuto del suo continuo farfugliare.
- Guardami mamma, guarda che gran bel cazzo ha il tuo bambino, guarda come mi piace sporcare una grande troia con la mia calda sborra. Guardami come schizzo su suo viso, su seno, sulla bocca, mentre il troione lecca il mio seme, mentre le sue mani tramanti danno sollievo a infuocati grossi eccitati capezzoli, mentre porta le dita tra le cosce a dare sollievo ad una bagnata, e calda, fica. -

Sfacciato, veloce la mano picchia ancora per sputare in sequenza altre dense gocce di un piacere sublime.
È la prima volta che sborro così tanto. È la prima volta che godo così intensamente. È la prima volta che tremo quasi succube del mio piacere.

Cerco i suoi occhi, incrocio il suo sguardo, la guardo intensamente mentre pesto su di un cazzo che continua a sputare il senso del suo piacere, ancora su quell’eccitante procace seno, su quella avida bocca, su di una famelica lingua.
La guardo fisso negli occhi - Mamma guarda come gode il tuo piccolo bambino. Non sai quanto mi piace! -

È lei ancora lì ferma, appoggiata allo stipite della porta, immobile, le mani sulle guance, a prendere atto di che razza di maiale è l’amore della sua vita.

Ancora una sequenza di densi schizzi lunghissimi, corposi violenti, ancora abbondanti e cremosi si infrangono sul cristallo
- Mamma, mammina, hai visto come sto sborrando! Guardami ancora! mmmm... come godo! Ahhhhh... sssiii... dimmi che sono bravo! Ne ho ancora tanta di sborra guarda come spruzzo ancora, ssssiiii!.... È bellissimo!...-

Incredula segue il mio pazzesco godere. Chissà cosa sta pensando nel suo essere immobile davanti a me. - Mamma hai visto come ha goduto il tuo bambino... adesso saprai che è diventato grande... adesso mi lascerai il mio tempo!...-

Non ho mai goduto così tanto. Una sborrata che sembrava non finisse mai. Lunghi secondi perché il mio respiro torni normale, le gambe stentano a sostenermi, ed il cazzo mi è rimasto ancora duro. So di avere sbagliato. Giuro non volevo.
Piano riapro gli occhi torno alla realtà, quasi con vergogna cerco la sua figura. Non la vedo. È uscita! Quando?
Sicuramente offesa dal mio perverso fare.
Ha assistito tutta la mia sborrata. Cosa avrà pensato. L’ho sicuramente delusa, certamente anche offesa. So che non lo merita mi dispiace, non so come farò per farmi perdonare.
Qualsiasi cosa dirò non saprei, ne potrei giustificarmi. Sono stato un vero maiale! Ma è stato più forte di me. Non ho resistito.
Ma anche lei caspita poteva, e doveva, capirlo!
Ed ora sconvolta starà meditando sul come affrontarmi, su cosa dirmi e, principalmente, cosa farmi.

Le ho imposto il mio essere giovane esuberante. Ed ora sarò io a soccombere alle sua, giusta, paternale sul rispetto dovuto ad una madre. Il suo sguardo sarà duro le sue parole intense e forti nel condannare il mio essere stato un porco. Lo dirà a papà, cosa gli imporrà di farmi.

Lentamente torno padrone dei miei pensieri, ben consapevole di ciò che fra poco mi succederà. Ma perché è rimasta, perché non non ha fatto niente per bloccarmi, gridarmi il suo dissenso. Perché mi ha lasciato godere di una irriguardosa strana ed eccitante situazione.
Piano prendo coscienza, ritornando ad una razionale realtà. Ma non riesco a sopire la mia eccitazione. Il cazzo mi è rimasto bello tosto e ancora svetta con vigore. Sarei pronto per ricominciare, ma è come se percepissi la sua presenza, sento che lei è ancora qui, si ma dove. Non la vedo ma è come se ascoltassi il suo respiro!

Dio quanto ho sborrrato! Seguo le corpose gocce del mio piacere scivolare sul cristallo, l’acqua, a breve, farà sparire le tracce della mia sfrontatezza.

Cazzo!
Resto pietrificato dal suo essere in ginocchio al di là del cristallo, le mani tese sul vetro, lo sguardo intenso, gli occhi lucidi l’espressione stravolta, ma non di rabbia!
I suoi profondi sospiri mi preoccupano.
Solo il cristallo, sporco della mia calda sborra, si pone come barriera tra il suo viso ed il mio corpo nudo.
Ha sciolto i lunghi capelli, il suo sguardo sembra inespressivo, figlio di una chiara e, forte, emozione.
La mia sborra sembra accarezzarle il viso, lambire le labbra, lente scivolare sul seno. Il silenzio impera mentre avvicina le labbra al cristallo, ne preme la carnosa forma, la lingua segue il tortuoso percorso delle gocce del mio piacere, sembra voglia raccoglierne avida l’essenza, assaggiare il sapore, riempirsi la bocca ed ingoiarla!
Stravolta, gli occhi chiusi, libera il suo procace seno e cerca il contatto con il mio seme, lo vuole sporcare del mio piacere. Una mano tra le cosce ed ascolto il suo gemere tra intensi sospiri.

“Mamma!”
Cerca i miei occhi, ascolto il suo sussurrare
“Sborra, di nuovo amore di mamma, sborra ancora, sborra tanto, voglio che mi sporchi tutta...voglio godere!...”
Un attimo e sento forte il calore della sua calda bocca......
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